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Maria Rosa Ranieli

Psicologa per il benessere della famiglia

L’importanza delle routine al nido e la metafora del piccolo principe.

da | Lug 9, 2020 | Asilo nido

Da “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry

Buon giorno, disse la volpe.

Buon giorno, rispose gentilmente il piccolo principe voltandosi: ma non vide nessuno.

Chi sei?,domando il piccolo principe.

Sono una volpe, disse la volpe.

Vieni a giocare con me, le propose il piccolo principe, sono così triste

Non posso giocare con te, disse la volpe, non sono addomesticata.

Cosa vuol dire “addomesticare”?

(…)

E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire “creare legami”.

Tu, fino a ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini.

E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu per me sarai unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.

(…)

Che bisogna fare?, domandò il piccolo principe.

Bisogna essere molto pazienti, rispose la volpe.

In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba.

Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi.

Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…

L’occasione di costruire la relazione attraverso il “fare” e il “fare insieme”: perché il piccolo principe.

il piccolo principe

Che relazione intercorre tra la richiesta che fa la volpe al piccolo principe di essere addomesticata  e l’importanza delle routine al nido?

Il fine è il medesimo: “creare legami”. 

Un legame che si costruisce attraverso il “fare insieme”. Cosa significa questo?

Andare al di là della soddisfazione immediata del bisogno del bambino e mirare a sviluppare aspetti complessi dello sviluppo:

  • l’autostima dei bambini (attraverso l’interazione verbale e non-verbale, affettiva ed emozionale);
  • il loro senso di sicurezza (attraverso la percezione del loro schema corporeo, del senso del tempo e dello spazio, del ritmo delle scansioni delle routine, della capacità di espressione emotivo-affettiva) ;
  • le abilità cognitive e di linguaggio (attraverso la proposta di diverse attività pensate per ciascun gruppo di bambini con bisogni specifici).

Come dice la volpe, all’inizio l’educatore si siederà un po’ lontano dal bambino, per poterlo:

  • osservare
  • conoscere i suoi bisogni
  • capire le sue preferenze
  • capire i suoi tempi “di azione” e/o i suoi tempi di “attesa”
  • offrire proposte “significative e accattivanti per lui”.

Solo così darà la possibilità al bambino di avvicinarsi con fiducia, apertura e autenticità.

Attraverso le routine l’adulto “…potrà sedersi un po’ più vicino” al bambino, farsi carico della sua fatica e sostenerlo attraverso una restituzione lineare e riconoscibile dei suoi bisogni primari.

Sono Maria Rosa Ranieli, psicologa clinica iscritta alla Sezione A dell’Albo Professionale degli Psicologi del Lazio dal 2013 con numero 19830.
Mi occupo principalmente di Psicologia dello sviluppo e dell’Educazione e sono esperta nel sostegno alla genitorialità.
Credo fortemente che per diventare genitori efficaci sia fondamentale valorizzare le risorse delle persone piuttosto che lavorare sui punti di debolezza.
E se, come diceva Dietrich Bonhoeffer: “Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini”, la mia mission è quella di aiutare e sostenere i genitori a costruire una società pensata per i bambini.

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