Quali sono gli errori che più frequentemente commettiamo noi adulti, quando dobbiamo gestire la rabbia dei bambini?
E cosa dobbiamo fare per non commettere più questi errori?
In questo articolo ti spiegherò come gestire la rabbia dei bambini, un’emozione legittima da comprendere e non da reprimere. Attraverso degli esempi pratici e reali, ti offrirò delle modalità volte a favorire un dialogo costruttivo con tuo figlio.
Ecco i tre errori che maggiormente commettiamo quando ci troviamo a gestire la rabbia dei bambini.
1. Primo errore: allontanare la rabbia.
Considerare la rabbia come un’emozione negativa da allontanare, è uno degli errori più comuni e frequenti tra i genitori. Cominciamo con un esempio concreto.
Sei al parco insieme a tuo figlio, c’è anche un suo amichetto e stanno giocando tranquillamente. Ad un tratto succede qualcosa. Tuo figlio si arrabbia perché vuole proprio il gioco del suo amico.
A quel punto cosa fai, ma soprattutto cosa dici a tuo figlio?
“Dai non c’è bisogno che ti arrabbi!”
“Non è successo nulla.”
“Vieni con me, ti do un altro gioco.”
“Non devi per forza volere quel gioco, adesso ce l’ha lui.”
Quante volte hai pronunciato queste frasi o l’hai sentito fare da altri genitori?
Attraverso questa modalità hai spostato l’attenzione di tuo figlio, da qualcosa che stava accadendo emozionalmente dentro di lui, a qualcosa che invece è al di fuori di lui.
La TUA soluzione di lasciar perdere e di non arrabbiarsi, porterà tuo figlio ad essere ancora più arrabbiato, non solo nei confronti della situazione stessa, ma anche nei tuoi.
A quel punto ti sentirai o ti sei già sei sentita, inefficace e inadeguata come mamma, perchè non hai raggiunto il tuo obiettivo.
Cosa puoi fare per evitare tutto questo?
Accogli e ascolta l’emozione di tuo figlio e non giudicarla come qualcosa di negativo. La rabbia è un’emozione apparentemente scomoda da gestire, ma fondamentale per lo sviluppo emotivo e sociale dei nostri figli.
Quando ci arrabbiamo significa che in quel momento un nostro bisogno non è soddisfatto; quindi dopo averlo accolto, intercetta il suo bisogno reale per soddisfarlo e chiediti:
“Ha fame?”
“Potrebbe essere stanco?”
“Si sta annoiando?”
“Ha bisogno del mio contatto fisico e di stare con me, dopo aver passato tutto il giorno a scuola?”
Nel gestire questa situazione ricordati che i bambini tra i 0 e i 6/7 anni sono nella cosiddetta fase egocentrica, dove tutto il mondo ruota intorno a loro e di conseguenza risulta difficile “condividere”. La condivisione non va mai obbligata, ma incoraggiata pian piano attraverso il nostro esempio.
Questo non significa legittimare tutto perché si trova nella fase egocentrica, ma saper differenziare le emozioni dal comportamento.
Non tutti i comportamenti dei nostri figli vanno condivisi o legittimati, mentre le emozioni al contrario, vanno accolte e riconosciute.
Quindi cosa puoi fare?
Verbalizza quello che vedi, tuo figlio ha bisogno di esser visto.
“Vedo che sei molto arrabbiato, ti sto guardando.”
“Vorresti proprio avere quel gioco che adesso ha Francesco, ti piacere veramente tanto e lo vorresti avere tutto per te. Lo vorresti toccare, vorresti prenderlo in mano. Ti capisco, è proprio bello. Ho visto anche che ci sta giocando lui, vediamo cosa possiamo fare.”
A questo punto, dopo aver accolto il suo bisogno e legittimato la sua emozione, puoi proporre delle alternative:
“Possiamo aspettare che Francesco finisca di giocare e poi glielo possiamo chiedere”
Oppure
“Possiamo andare a fare un altro gioco.”
Con questo intervento hai accolto e riconosciuto la sua emozione, legittimando il suo bisogno. Il tuo bambino non solo si è sentito accolto e amato incondizionatamente, ma l’hai aiutato a dare un nome a quello che stava provando.
A questo punto cosa avrà imparato il tuo bambino? Se posso dare un nome a un’emozione, significa che posso gestirla. È sotto il mio controllo e non sono solo, perché accanto ho la mia mamma/papà.
2. Secondo errore: credere che i bambini sappiano gestire la loro rabbia.
Il secondo errore è quello di credere che i bambini abbiano la capacità di gestire la loro rabbia. A questo punto ti starai dicendo: “Lo so che mio figlio tanto è più piccolo e tanto ha più bisogno di me per gestire la sua rabbia, quindi in realtà non commetto questo errore.”
Prova a pensare a tutte le volte che tuo figlio si arrabbia, inizia ad urlare, a lanciare qualsiasi cosa abbia in mano oppure a rotolarsi per terra o a dare pugni.
A questo punto tu inizi a dire che non deve comportarsi in questo modo, che non ti piace quando fa cosi, che deve calmarsi e che non deve lanciare gli oggetti.
Tutte le volte che avrai risposto in questo modo o anche semplicemente pensato di rispondere in questo modo, hai commesso l’errore di credere che tuo figlio possa farcela senza di te e lui in realtà si sentirà sempre più solo. Più i bambini sono piccoli e più hanno la percezione che quello che stanno provando in quel momento, quell’emozione così dirompente, in realtà non sia transitoria, ma permanente.
Prova ad immaginare in quel momento in che caos emotivo si trova suo figlio e se tu gli dici che non deve comportarsi in quel modo, il messaggio che percepirà sarà quello di sentirsi solo e in trappola, perché non sa in quale altro modo reagire.
Bisogna tenere bene in mente, che tanto più i bambini sono piccoli, tanto più comunicano attraverso il corpo. Non avendo una parte del cervello totalmente sviluppata, ovvero la parte più razionale che gli permettere di pianificare il comportamento e di prevedere le conseguenze delle sue azioni, sei tu che dovrai aiutarlo a sviluppare quella parte, mettendo a disposizione la tua parte razionale.
Per poterlo aiutare senza infiammare ancora di più la sua parte emotiva, rettiliana e arcaica, devi attivare quella parte superiore cercando di far scaricare la sua tensione emotiva e quindi fisica.
Se ad esempio inizia a dare dei pugni, non devi rimanere lì a subire il suo comportamento, ma ascoltare il suo bisogno di scaricare quella tensione fisica. I bambini non scaricano la propria tensione tutti nello stesso modo, ma se ti accorgi che tuo figlio mette in atto quella modalità, cosa puoi fare per soddisfare questo bisogno?
Prendi un cuscino, ma non lasciarlo da solo. Mettiti davanti e incoraggialo: “Vai mettici tutta la forza che hai e dai dei pugni!”. In quel modo avrai soddisfatto il suo bisogno e l’avrai aiutato a canalizzare quell’energia.
Oppure
Siete fuori, lui si arrabbia, prende un bastone e vuole lanciarlo. A questo punto evitiamo di dire di non lanciare il bastone, in quanto suggeriamo un comportamento opposto alla nostra intenzione. Di fatto il nostro cervello non coglie il NON, ma il messaggio; quindi in realtà è come se gli stessimo dicendo: “LANCIA IL BASTONE!”.
Per evitare questo meccanismo, aiutalo ad utilizzare la fantasia per soddisfare il suo bisogno. In che modo?
“Ma che bel bastone! Facciamo finta che sia uno scettro, una bacchetta magica oppure una spada dai superpoteri e vediamo cosa succede se tu metti tutta la tua energia in questo bastone.”
Il gioco per i bambini, è come il lavoro per noi adulti. Rappresenta il loro modo di sperimentarsi e quindi anche una strategia per accogliere le loro emozioni senza banalizzare, aiutandoli a collegare le due parti del cervello: arcaica e razionale.
3. Terzo errore: arrabbiarti a tua volta.
Il terzo è quello di arrabbiarsi, urlare e usare la minaccia come punizione.
“Se non la smetti torniamo a casa.!”
“Non ti porto più al parco!”
“Allora non ti compro più il gelato!”
“Non potrai più guardare la tv!”
In questo modo il bambino vivrà la rabbia come qualcosa di pericoloso e ingestibile, un’emozione da evitare. Se tu adulto, che sei il suo punto di riferimento, non riesci a gestirla e ti dimostri preda di questa emozione, anche lui di conseguenza la vivrà nello stesso modo. Queste minacce inoltre, rappresentano delle promesse che non potrai mantenere.
Perché è ovvio che lo porterai di nuovo al parco, che gli comprerai il gelato oppure che rivedrà più il suo cartone preferito.
Pronunciando queste frasi perderai la tua autorevolezza, che per il bambino rappresenta quel confine grazie al quale si sente sostenuto e sicuro.
Cosa puoi fare se il comportamento di tuo figlio ti fa “arrabbiare”?
Metto la parola arrabbiare tra virgolette, perché non è tuo figlio a farti arrabbiare. Nessuna persona ha questo potere, perché in realtà sei tu a dare questo potere agli altri. Se senti crescere questa emozione, vuol dire che in realtà hai silenziato qualche tuo bisogno, non lo stai ascoltando e quindi, devi prenderti cura di lui.
Per gestire la tua rabbia ti propongo un esercizio semplice, ma potente.
Ti chiedo di prenderti del tempo, almeno 15-20 minuti al giorno e di scrivere le tue lettere di rabbia. Fai questo esercizio una volta al giorno, per almeno dieci giorni (1-2 settimane) e se ne hai la possibilità, fallo proprio nel momento in cui ti senti arrabbiata.
Come si scrive una lettera di rabbia?
Inizia proprio con Cara o Caro e metti il nome della persona a cui vuoi destinare questa lettera. La persona in questione può essere chiunque, anche te stessa.
Inizia a scrivere senza censure, non limitarti nelle parole e non badare agli errori che potresti fare. Fai defluire attraverso la penna tutta quell’energia e quel veleno che ti porti dentro.
Canalizza sul foglio, tutto quello che senti.
Mettilo nero su bianco e lascialo li.
Non ti censurare! Puoi scrivere parolacce e insultare chi vuoi, senza nessun limite.
Ricordati di usare almeno 15-20 minuti e non 5, altrimenti otterrai l’effetto opposto e ti sentirai ancora più arrabbiata. Hai bisogno di un tempo fisiologico, affinché tu possa entrare in contatto con la tua rabbia e farla defluire, liberandoti di questo veleno e ritrovare la calma. Dopo che avrai finito e ti sentirai più calma, non rileggere assolutamente la lettera, altrimenti il veleno che hai depositato sul foglio ti ritornerà di nuovo dentro.
In maniera simbolica, prendi il foglio e fallo in mille pezzi, rendilo illeggibile e buttalo.
Un disclaimer importante: se ti senti ancora di più arrabbiata, stanca e non riesci a reggere da sola questa emozione e le sue conseguenze, è chiaro che hai bisogno di aiuto.
Quindi non vergognarti a chiedere aiuto e affidati ad un professionista.
Le lettere della rabbia sono uno strumento di auto-aiuto che utilizzo spesso con le persone che segue, ma è applicabile anche al di fuori della terapia.
Prova questo strumento e se vuoi fammi sapere com’è andata. Ti sei sentita meglio e come ha giovato nel rapporto con tuo figlio?
Ti è mai capitato di voler allontanare la rabbia di tuo figlio?
Ti sei mai sentita inadeguata come madre?
Ti sei mai arrabbiata con tuo figlio e urlando hai minacciato di punirlo?
Ti sei mai sentita sopraffatta da questa emozione?
Hai avuto difficoltà a gestirla?
Ti offro una chiamata gratuita, per conoscerci e capire se il percorso “Bambini Sicuri Adulti Liberi” è la strada giusta per te.
Per prenotare la tua chiamata CLICCA AL LINK di seguito:
0 commenti